LE NOSTRE SEDI

Palestra di Via Saluzzo

SEDE LEGALE E PALESTRA DI VIA SALUZZO

Unico impianto attualmente destinato al vertice agonistico della sezione Ginnastica Ritmica

L’attuale sede legale della Rubattino con annessa la palestra sociale di appena 200 metri quadrati di superficie.
 Si tratta di una delle pochissime palestre progettate ad hoc per la ginnastica nella vasta area metropolitana genovese. Ma ciò avvenne circa 80 anni fa.
Oggi registriamo che, il maggior sviluppo della motricità umana, codificata dalle scienze biomeccaniche, si è avuta nella ginnastica agonistica cosiddetta “Olimpica”, che si articola ïn Ginnastica Artistica maschile, Ginnastica Artistica femminile, Ginnastica Ritmica e Trampolino elastico. Queste quattro discipline però esigono spazi dieci volte superiori a quelli progettati negli anni 30. Lo stesso dicasi per le attrezzature, fra cui quelle facilitanti come le fosse di caduta.
È per questo il motivo che la Rubattino, da oltre 30 anni, pur di poter continuare ad essere presente nella ginnastica olimpica, ha utilizzato di volta in volta alcune ex sale cinematografiche, tutte più ampie dell’attuale sede storica di Via Saluzzo, ma comunque mai sufficienti e con costi di locazione molto elevati. 
La soluzione ottimale è stata da alcuni anni individuata nell’ampliamento della propria sede di Via Saluzzo, che, essendo di proprietà, può essere trasformata al minor costo in un impianto di circa 3000 quadrati di superficie nel quale far confluire tutte le sezioni della FGI ed altre attività di base.

Cinema Araldo

PALESTRA DI CORSO FIRENZE (Ex Cinema Araldo)

Unico impianto attualmente destinato al vertice agonistico della sezione Ginnastica Artistica

Il problema spinoso, dello sfratto dal castello Mackenzie, fu risolto grazie alla crisi dei cinema, messi in ginocchio dalla tv: in quel periodo aveva chiuso i battenti l’Araldo di corso Firenze, struttura ideale per ospitare la palestra. La Rubattino prese in affitto il complesso, trasformandolo in un impianto ginnico funzionale con una palestra di 300 metri quadri (l’ex-platea) e due palestre più piccole ricavate nell’ex galleria, ambedue completate da parquet in legno.
Nel 2004 si ripete tal quale l’esperienza dolorosa già vissuta dalla Rubattino negli anni precedenti allorquando subì gli sfratti dal Castello Mackenzie (1984), dal Teatro Capitol di Marassi (1995), e dall’ex Cinema Garden di Sestri Ponente (2000).
Questa volta, dopo 25 anni di attività, tocca anche all’ex cinema Araldo di Corso Firenze.
Di fronte a tale gravissima evenienza, la Rubattino fa un primo tentativo, ingoiando il boccone amaro di pagare un canone di affitto di 65.000,00 euro all’anno, pur di poter continuare nella sua consolidata attività.
Dopo 4 anni durissimi per tenere in equilibrio la gestione finanziaria, la proprietà dell’immobile (Marina Porto Antico), prevedendo che la Società possa abbandonare l’immobile per eccessiva onerosità dell’affitto, con il rischio di trovarselo inutilizzato per lungo tempo, tenuto conto che, ormai, l’ex cinema è stato trasformato dalla Rubattino in un impianto sportivo a tutti gli effetti, lo mette in vendita.
La Società ha così l’opportunità di poter esercitare il diritto di prelazione nell’acquisto dell’immobile; accende un mutuo ventennale con l’Istituto per il Credito Sportivo, e ne diventa proprietaria nell’agosto del 2009.
Il costo annuo delle rate del mutuo, non soltanto risultano inferiori al canone annuo di locazione, ma consentono alla Rubattino di diventare proprietaria dell’impianto nell’arco di tempo di 20 anni.

Progetto Saluzzo

Primo progetto di Via Saluzzo
Il progetto di via Saluzzo intende porre fine ad un nomadismo non più sostenibile per l’inadeguatezza degli spazi e l’onerosità delle locazioni degli immobili dove opera la Società, l’ultimo dei quali, palestra di corso Firenze, incide sul bilancio sociale con un canone annuo di 60.000 Euro
La soluzione che consentirà alla Rubattino di rilanciarsi al più alto livello della ginnastica olimpica è data dal progetto di demolizione e ricostruzione dell’impianto di via Saluzzo. 
Il progetto, redatto dall’Arch. Emilio Morasso, lo stesso che ha progettato il nuovo Palasport della Fiumara (MazdaPalace), è all’esame della Giunta Comunale.
L’impianto sportivo, di quasi 3000 metri quadrati di superficie, si propone come struttura altamente specializzata, unica in Italia, destinata ad accogliere contemporaneamente le attuali 4 discipline olimpiche della ginnastica: Artistica maschile, Artistica femminile, Ritmica e Trampolino elastico.
Ma grandi superfici dell’impianto saranno destinate anche alle attività motorie di base (dai bambini agli anziani), all’avviamento allo sport (ginnastica, Judo, minivolley, minibasket) e alla danza classica e moderna.
L’iniziativa, ideata e portata avanti con grande determinazione dal Presidente Michele Cioffi, si proietta in un futuro in cui potranno essere sviluppate le più avanzate metodologie di allenamento sia per i giovani ginnasti, sia per i campioni già affermati che puntano all’obiettivo olimpico.
Il progetto si autofinanzia per l’80% con la realizzazione di un parcheggio sottostante. 
Per la Rubattino rappresenta l’ultima spiaggia

Secondo progetto in corso
Dopo 12 anni di impegno e speranze, il primo grande progetto di via Saluzzo, lustro per la città, pur avendo superato a 360 gradi gli innumerevoli ostacoli posti dai diversi oppositori di turno, si è ritrovato 
inaspettatamente di fronte ad un ritorno di fiamma del Ministero per i Beni 
Culturali, il quale, mentre il 4 febbraio 1998 dichiarava formalmente che la palestra di via Saluzzo non risultava sottoposta ad alcun vincolo, e quindi demolibile, dopo ben 8 anni, rivede la propria posizione, ed 
appone sull’edificio il vincolo storico e artistico: niente demolizione, 
quindi, nessuna possibilità di realizzare l’ambizioso progetto.
Ma, la Società guidata dal Presidente Michele Cioffi, ancora una volta non si arrende e reimposta un secondo progetto sulla rimanente area di via Saluzzo, progetto non più avveniristico, ma, comunque, con superficie più 
che doppia rispetto a quella della palestra storica.
Quest’ultima, secondo il Ministero va conservata così com’è e cioè, storica, artistica, ma del tutto fuori norma.
Con buona pace delle istituzioni e degli oppositori di turno.